Mercoledì 20 marzo in scena al Teatro Sociale per il Progetto Legalità la storia di Franca Viola, la diciassettenne siciliana rapita e seviziata “per amore”. Produzione SenzaConfine
Che l’amor valga l’allegria e non la pena. Si può far male, fisicamente e psicologicamente, nel nome dell’amore? E poi, può definirsi “amoroso” un rapporto che genera violenza e lascia cicatrici tali da pregiudicare per sempre la salute di un essere umano?
La compagnia SenzaConfine porta in scena una storia di “non amore”, una storia vera, quella di Franca Viola che alla fine degli anni ’60 fu protagonista di un atto di estremo coraggio, in uno scenario di arretratezza e profonda ignoranza quale la Sicilia rurale di Alcamo: ribellarsi al suo aguzzino e dire per la prima volta “NO!” al matrimonio riparatore.
La pièce è “InVIOLAta” ed è in programma al Teatro Sociale di Fasano mercoledì 20 marzo alle 21.00 con repliche riservate alle scuole nelle giornate di mercoledì 21 marzo alle ore 9.30 (prima replica) e 11.30 (seconda replica), e giovedì 22 marzo ore 9.30 (prima replica) e 11.30 (seconda replica).
In scena, dirette da David Marzi e Teresa Cecere, Maria Barnaba, Sandra Di Gennaro, Ilenia Sibilio, tre giovanissime interpreti fasanesi, allieve del Progetto FuTUra, nato in seno alla programmazione di Katharà presso il Teatro Sociale di Fasano.
Il team creativo inoltre si pregia della presenza di Mario Incudine, poliedrico maestro dell’arte musicale e popolare, tra i più noti e apprezzati in Italia e all’estero che per l’occasione ha ideato un cunto, massima espressione della tradizione siciliana. Kemonia, invece, giovane cantautrice palermitana, firma musiche di scena ed effetti sonori.
L’evento rientra nel Progetto Legalità e nel cartellone artistico dell’ATS Katharà nell’ambito del progetto di gestione del Teatro Sociale, in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese e con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Fasano.
La sinossi dello spettacolo
Il 17 dicembre 1966 è il giorno in cui la storia è cambiata.
All’epoca, l’articolo 544 del codice penale recitava così: “Per i delitti preveduti dal capo primo e dall’articolo 530, il matrimonio, che l’autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali”. In altre parole, ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche ai danni di minorenne, qualora fosse stato seguito dal cosiddetto “matrimonio riparatore”. Le parole che avete appena letto, hanno incatenato per anni, decine e decine di donne, a dei matrimoni coatti con i propri aguzzini. Fino a quando una giovanissima ragazza, che abitava nella Sicilia rurale di Alcamo, ha detto no.
Un anno prima, Franca Viola, all’età di diciassette anni, fu rapita e violentata da Filippo Melodia, nipote del
boss mafioso Vincenzo Rimi. Otto giorni di segregazione, digiuno forzato e percosse. Al momento della sua liberazione, per tutti il matrimonio era la via più scontata, quasi automatica. Per tutti, ma non per lei e la sua famiglia. “Inviolata” unisce più stili narrativi, il viaggio dell’eroina, il dramma familiare, quello giudiziario e la cronaca criminale attraverso gli occhi di Franca e portando in scena Sandra di Gennaro, attrice adolescente come la protagonista all’epoca in cui si sono svolti i fatti.
La platea si troverà a confronto con la violenza. Non solo quella dei giorni di prigionia, ma quella ipocrita, sottile e incessante del pensiero, degli avvocati, della vox populi, di qualcosa, che ancora oggi, sembra resistere al tempo.
“Il Progetto Legalità è un progetto fortemente voluto da questa amministrazione – ha commentato l’Assessore alla Cultura e alle Politiche Sociali, prof. Cinzia Caroli – che si snoda in diverse attività e utilizzando vari linguaggi. “InVIOLAta” è un lavoro che ricorda la drammatica vicenda di una donna che ebbe il coraggio di dire NO alla barbarie di un matrimonio riparatore che secondo anche le leggi dell’epoca poteva realizzarsi tra una donna ed il suo aguzzino. Un insegnamento che possiamo trarre è quello di ribellarsi fermamente ad ingiustizie perpetuate e consolidate nel tempo e sono molto contenta che questo spettacolo sarà portato all’attenzione di molti dei nostri ragazzi con l’obiettivo di informarli e formarli nello spirito del rispetto reciproco e della legalità“.
Drammaturgia e Regia: David Marzi e Teresa Cecere
Allestimento scenico: Lisa Serio