Pena sospesa – Annunciato il ricorso – La dichiarazione del primo cittadino – La vicenda risale al 2017 quando venne contestata la mancata ordinanza per rendere inaccessibile un lido a Torre Canne.
Il sindaco di Fasano è stato condannato a sei mesi e all’interdizione dai pubblici uffici per un anno (pena sospesa) dal Tribunale di Brindisi in un procedimento scaturito da un’inchiesta avviata dalla Polizia Locale. Secondo l’accusa il primo cittadino di Fasano avrebbe dovuto emettere un’ordinanza urgente per la messa in sicurezza dell’ex lido Pipoli a Torre canne, ritenuto a rischio di crollo dopo una mareggiata. L’avvocato difensore del sindaco, l’avv. Fabiano Amati, aveva chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste o non costituisce reato in quanto l’ordinanza sarebbe stata di competenza del dirigente di settore e non del primo cittadino e ha annunciato ricorso.
Il sindaco Francesco Zaccaria in merito a questa vicenda ha diffuso la seguente dichiarazione:
“La dura vita del sindaco
Stretto tra le ipotesi di abuso di ufficio e di omissioni
Cari concittadini, avrete sicuramente appreso della vicenda giudiziaria di lido Pipoli: vorrei in poche parole cercare di descrivere cosa è successo.
Nel 2017 le mareggiate fecero collassare la piattaforma di cemento davanti al Lido: in seguito al sopralluogo degli agenti di Polizia locale, venne notificata al dirigente del Settore Lavori pubblici e al sottoscritto la necessità di demolirla. Feci immediatamente notare che, in virtù della competenza e delle prerogative amministrative, il provvedimento doveva essere adottato dal dirigente. Anche alcuni testimoni al processo lo hanno sottolineato, raccontando delle riunioni nelle quali fu acclarata la competenza appannaggio del dirigente.
Tuttavia, sono stato ritenuto responsabile. Se avessi firmato, qualcuno avrebbe potuto anche accusarmi di abuso di ufficio, oggi paradossalmente rispondo di rifiuto di atto d’ufficio: è il duro mestiere di ogni sindaco, che deve decidere e operare scelte, anche se stretto fra un guaio o l’altro.
Naturalmente, farò appello: sono convinto della liceità e della bontà del mio operato, perché ho solo invitato il dirigente a firmare per competenza, cosa che poi è accaduta.
Avrei potuto anche pagare 4.500 euro di oblazione, come previsto dal Codice penale, ed evitare così il processo: non lo ritenevo giusto, oltre che troppo oneroso per le mie tasche di amministratore pubblico che esercita onestamente il suo mandato.
La sentenza per questo tipo di contestazione non comporta alcuna conseguenza amministrativa per il sindaco, ma sono a disposizione per ogni chiarimento: la trasparenza, per me, è un dovere assoluto”.