Ricorrenza significativa per chi il lavoro ce l’ha e per coloro che lo cercano

Il primo maggio è la festa del lavoro, per ricordare le vittime del 1886 a Chicago, quando la polizia sparò sui lavoratori in sciopero per il mancato rispetto della legge che prevedeva il tetto delle otto ore lavorative al giorno. In Italia la ricorrenza ricorda le undici vittime di Portella della Ginestra, in Sicilia, uccise nel 1947 dalla mafia mentre manifestavano contro il latifondismo.
Il primo maggio è quindi giorno emblematico per i diritti dei lavoratori, per la loro dignità, per le tutele conquistate in stagioni di lotte.

Oggi il primo maggio ricorda anche il lavoro che non c’è, che manca a troppi uomini, donne e giovani, vittime della crisi economica e anche della pandemia. In questo periodo si aggiunge anche una situazione paradossale con le imprese alla ricerca di manodopera costrette a rifiutare commesse per carenza di forza lavoro e dall’altra persone all’affannosa ricerca di un impiego, con tanta gente ormai adulta che il lavoro non lo cerca neppure più, delusa e sfiduciata. Una condizione difficile da comprendere che coinvolge aspetti di lavoro nero, di mancato rispetto dei contratti, di situazioni di sicurezza precaria sui luoghi di lavoro che sfociano spesso in incidenti anche mortali.

Nelle pieghe della pandemia e della crisi economica si tende a considerare chi lavora un privilegiato e ormai non si sente più parlare di lavoro-diritto, di Nazione fondata sul lavoro, di dignità del lavoro; valori che occorre recuperare perché il lavoro sia sì un mezzo di sostentamento delle persone e delle famiglie, ma anche un servizio alla collettività per la tutela e la crescita della società civile.

Il 1 Maggio sia un giorno di Festa, non solo un giorno di svago!

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