Non sono bastati i 3 gradi centigradi percepiti ieri domenica 17 gennaio a Torre Canne per fermare il gruppo di volenterosi amanti della Natura dell’Ecologia che si sono riuniti sotto la bandiera di PLASTIC FREE per iniziare l’anno con una preziosa opera di sensibilizzazione e pulizia del litorale sabbioso.

L’evento di raccolta plastica (e altro materiale inquinante) è stato organizzato proprio dall’associazione PLASTIC FREE (grazie all’iniziativa del referente territoriale GIUSEPPE VINCI), in collaborazione con il gruppo escursionistico PUGLIAVVENTURA, GIALPLAST srl, FLOWE ITA, PARCO REGIONALE ‘DUNE COSTIERE’ e patrocinato dal Comune di Fasano.

Questa prima operazione di raccolta, spiega Giuseppe Vinci, ha associato la salvaguardia dell’ambiente con la possibilità di conoscere altra gente unita dalle stesse motivazioni, per discutere costruttivamente di tematiche ecologiche di estrema importanza, ignorate spesso e volentieri dalle varie amministrazioni e da chi di dovere.

Il gruppo di volontari, rispettando i decreti normativi anti-Covid, proveniva rigorosamente solo dal territorio comunale; la missione ha permesso di raccogliere quintali di pattume, sporcizia e rifiuti abbandonati dai locali, ma anche trasportati dalle mareggiate e provenienti dal nord della Puglia e persino da altre regioni del settentrione italiano. Si segnalano addirittura reperti provenienti da nazioni appartenenti all’area balcanica e confezioni di prodotti “d’antiquariato” ancora con il prezzo esposto in Lire.

A proposito dei tempi di degradazione della plastica: ci spiega il Biologo Ambientale Massimo Moscato che serve anche mezzo secolo. E comunque restano i micro-frammenti, mangiati dai pesci. Una lattina di alluminio si dissolve nell’ambiente in circa 100 anni. E per il “semplice” mozzicone di sigaretta si può arrivare anche a 5 anni.
Probabilmente se ognuno di noi conoscesse bene i tempi di degradazione di ciascun rifiuto, forse sarebbe più attento prima di commettere il reato di abbandonare in spiaggia, oppure in mare, una bottiglietta di plastica.
E forse non avremmo oltre 70 miliardi di mozziconi di sigarette gettati, ogni anno, dappertutto, dei quali il 40 per cento finisce per inquinare mare e spiagge.
Inoltre la plastica inganna l’olfatto degli animali marini di cui spesso e volentieri si cibano, con spaventose conseguenze per la loro vita.
Quasi 50.000 animali di oltre 100 specie diverse nel Mediterraneo hanno ingerito plastica. E secondo report ufficiali, almeno 40 specie marine sono a rischio per intrappolamento nelle reti da pesca, morendo per affogamento, strangolamento o lacerazioni interne. E la tartaruga marina Caretta caretta è quella più a rischio da questo punto di vista.
Questi dati scientifici, uniti al senso del decoro estetico e dell’igiene, sono più che sufficienti per ipotizzare interventi regolari e periodici di pulizia della costa. E queste operazioni non dovrebbero essere fatte solo da gruppi di volontari ma dovrebbero essere imposte dalle ministrazioni comunali o regionali e portate avanti in modo costante e calendarizzato, usufruendo dei lavoratori socialmente utili o da chi percepisce il reddito di cittadinanza, in modo tale da essere effettivamente utili alla cittadinanza stessa.

In conclusione, spiega il Biologo M.Moscato: una volta che la plastica entra nella catena alimentare marina, c’è la quasi certa possibilità che contamini anche quella umana.
Infatti attraverso un processo chiamato bio-accumulo, le sostanze chimiche presenti nella plastica che sono ingerite dagli animali, transitano nella catena alimentare, fino alle persone.
Infatti, secondo uno studio, ogni settimana con l’alimentazione assumiamo (generalmente) ben circa cinque grammi di plastica, il quantitativo di una carta di credito.

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