Si riapre il caso riguardante la morte di Palmina Martinelli, la 14enne di Fasano che l’11 novembre del 1981 venne trovata gravemente ustionata e che spirò dopo 22 giorni di agonia, in ospedale.
La Procura di Bari ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di omicidio volontario aggravato a carico di ignoti.
L’indagine, affidata alle pm Simona Filoni e Bruna Manganelli, è stata riaperta dopo la pronuncia della Cassazione che un anno fa attribuì a Bari la competenza sul caso, accogliendo il ricorso presentato dalla sorella di Palmina contro l’ordinanza del gip di Brindisi del 28 aprile 2015 che aveva disposto l’archiviazione dell’inchiesta sulla morte “a causa delle ustioni riportate nel suo abbruciamento”.
A più di 36 anni dal fatto e con una sentenza di assoluzione definitiva a carico dei due imputati che l’allora pm Nicola Magrone individuò come i presunti assassini ma che non potranno più essere processati, dunque, si tebterà di far luce su una tragedia che scosse profondamente le coscienze.
Nell’ottobre del 2012, la sorella della ragazzina si rivolse al procuratore della Repubblica presso il tribunale di Brindisi, Marco Dinapoli, chiedendo la riapertura del caso, formulò denuncia contro ignoti per cercare “gli autori dell’omicidio doloso” allegando alla stessa una perizia dell’anatomopatologo prof.
Vittorio Pesce Delfino, deceduto, il quale utilizzando recenti tecniche di analisi di immagine computerizzata sulle ustioni di Palmina scrisse che “Il volto di Palmina era protetto con entrambe le mani prima dello sviluppo della vampata e quindi dell’innesco dell’incendio. L’incendio fu quindi provocato da altri”, impostazione questa condivisa dalla procura che ha anche fatto inoltre eseguire un accertamento grafologico su un biglietto lasciato da Palmina da cui emerge che furono almeno due le persone a scrivere.
Insomma il caso di Palmina Martinelli, caso nazionale di cui tanto si è detto, scritto e raccontato,aggiunge un nuovo capitolo a questa storia triste maturata in un ambiente, definito dagli inquirenti, fortemente degradato.
Intanto presto porteremo i suoi resti mortali saranno collocati in un piccolo monumento al cimitero di Fasano.
Tutto questo, sarà possibile grazie alla sensibilità degli assessori di Fasano Annarita Angelini e Cinzia Caroli, con il lavoro dell’architetto Claudio Galeota e del geometra Enzo Galizia.