Uno sfregio all’arte, alla cultura e all’impegno di chi opera per valorizzare talenti e luoghi del territorio.
Il furto delle opere di Nicola Fiume dalla sala a pianterreno del Minareto a Selva di Fasano, scoperto sabato scorso, rappresenta un atto di spietata violenza morale nei confronti di quanti, associazioni, privati e organizzazioni, operano con spirito di sacrificio e di volontà affinché abbandono e degrado non si impadroniscano di beni e di luoghi che rappresentano spesso la peculiarità del territorio.
Nello scorso mese di luglio, il Circolo della Stampa, e l’associazione Pro Selva, col patrocinio del Comune di Fasano, avevano promosso la mostra “La villeggiatura delle civette”, un’esposizione di diciotto opere del prof. Nicola Fiume il quale, utilizzando vecchi attrezzi agricoli abbandonati nella masseria Gianecchia, ha realizzato una serie di sculture in metallo dando loro l’originale aspetto di civette. L’iniziativa aveva lo scopo di valorizzare villa Damaso Bianchi, (costruzione di inizio Novecento in stile ecclettico, a tutti nota come “il Minareto” per l’alta torre a che ricorda le costruzioni orientali) che, di proprietà della Regione Puglia e concessa in uso al Comune di Fasano, necessita di interventi di salvaguardia e di tutela indispensabili per farne un contenitore culturale. L’immobile purtroppo è frequentemente preso di mira da vandali e ladri che ne hanno aggravato le condizioni di decadimento.
Le associazioni Pro Selva e Circolo della Stampa esprimono rammarico per il furto delle opere e sono vicine all’artista Nicola Fiume per il danno subito.
“Le mie civette – dichiara Nicola Fiume – sebbene siano opere uniche, non hanno alcun valore commerciale, essendo realizzate in materiale ferroso riciclato. Hanno invece un valore affettivo in quanto ricordano gli anni in cui ho vissuto ed operato a masseria Gianecchia dove le opere hanno preso forma impegnando tento tempo e lavoro. Spero che chi se n’è appropriato me le faccia ritrovare anche perché, come ho scritto in un post su facebook, la civetta regalata porta fortuna, quella comprata porta iella e non oso pensare cosa porti un civetta rubata, tenuto conto che sono ben nove quelle sottratte dalla mostra della Selva”.
Sull’accaduto sono in corso le indagini dai Carabinieri presso i quali è stata sporta denuncia di furto al fine di scoprire i responsabili. Di seguito rendiamo note le immagini delle civette trafugate, anche al fine di rendere improbo una loro ricollocazione e con la speranza che le opere possano tornare quanto prima in possesso del proprietario e della collettività in quanto è desiderio dell’autore dare alle sue civette una collocazione stabile e fruibile al pubblico.