Sono stati davvero tanti – alcune centinaia – gli agricoltori della provincia di Brindisi aderenti alla Cia (Confederazione italiana agricoltori) che l’altro ieri (9 marzo) hanno partecipato alla “Giornata di mobilitazione a tutela dell’agricoltura e dell’agroalimentare pugliese” indetta da Agrinsieme Puglia – il coordinamento delle organizzazioni agricole C.I.A. (Confederazione italiana agricoltori), Confagricoltura, e Alleanza delle Cooperative settore agroalimentare (Legacoop, Confcooperative, Agci ) – e da Copagri Puglia.
Nel corso di un SIT IN – al quale hanno partecipato diverse migliaia di agricoltori tra cui tantissimi provenienti dalla provincia di Brindisi – svoltosi a Bari in Piazza Libertà, dinanzi al Palazzo del Governo, è stato messo in evidenza come l’agricoltura pugliese stia attraversando un momento di crisi senza precedenti, con migliaia di aziende che negli ultimi anni hanno chiuso i battenti e tante altre che saranno costrette a farlo, con perdita di ulteriori posti di lavoro, se non si adottano adeguate politiche di sostegno al comparto agricolo.
Si è trattato di una manifestazione convocata per riportare l’attenzione del Governo nazionale e regionale, della rappresentanza politica e dei cittadini sui tanti problemi irrisolti del settore agricolo e agroalimentare, che nonostante tutto continua a rappresentare uno dei principali “motori” dell’economia italiana in termini di reddito prodotto e occupazione.
Alla iniziativa hanno partecipato numerosi Parlamentari pugliesi, esponenti del Governo regionale, Consiglieri regionali, Sindaci e candidati alla carica di Governatore della Regione Puglia per le prossime elezioni regionali.
Nel corso del presidio è stato presentato il documento con le proposte e le richieste di Agrinsieme Puglia e Copagri Puglia al Governo nazionale e alla Regione Puglia, per far fronte a quella che è diventata una vera e propria emergenza. Lo stesso documento è stato consegnato al Prefetto di Bari.
Tredici i punti riportati nel documento (che si allega) tra cui la tanto contestata IMU agricola, la dotazione di gasolio agricolo alle aziende, la PAC, il PSR, la semplificazione burocratica, l’emergenza Xilella e diverse altre questioni.
Pullman di agricoltori brindisini sono stati organizzati dalla Cia provinciale di Brindisi e sono partiti dai comuni di Ceglie Messapica, Carovigno, Ostuni e Fasano ed hanno raggiunto Bari per manifestare e lanciare un grido d’aiuto al Governo e alla Regione. Alcuni agricoltori della provincia di Brindisi si sono anche legati dinanzi al Palazzo del Governo di Bari con il cappio al collo a testimoniare come ormai gli agricoltori sono strangolati dal fisco, dalla burocrazia e da diverse altre emergenze.
Presenti alla manifestazione il presidente provinciale della Cia di Brindisi, Giannicola D’Amico che ha fatto anche parte della delegazione che a fine manifestazione ha incontrato il Prefetto di Bari e i parlamentari, il vicepresidente provinciale Cosimo Santoro, il direttore provinciale Luigi D’Amico, il presidente ed il vicepresidente dell’Anp provinciale di Brindisi (l’Associazione pensionati della Cia), Leonardo Urso e Giorgio Pentassuglia, oltre che diversi dirigenti provinciali e comunali della Cia e numerosi agricoltori associati.
“La redditività degli agricoltori è sotto i livelli del 2005 – dichiara il presidente della Cia di Brindisi Giannicola D’Amico -. I prezzi ai quali si vendono i prodotti agricoli sono gli stessi degli anni ’80, mentre i costi che una azienda deve sostenere per ottenere quei prodotti sono allineati al 2015.
In due anni in provincia di Brindisi hanno chiuso i battenti 960 aziende agricole, mentre ne sono state avviate 448 con un saldo negativo di 512 aziende chiuse. In pratica si è chiusa in media, negli ultimi due anni, quasi una azienda agricola al giorno. La situazione ormai è al collasso. Ci mancava solo l’Imu.
L’Imu è una tassa iniqua e insostenibile – dichiara D’Amico – e serve un intervento di revisione strutturale del decreto con la cancellazione o modifica sostanziale della norma che riduce sensibilmente i territori esenti da Imu. I terreni utilizzati dagli agricoltori sono beni strumentali delle imprese agricole. Gli agricoltori non vogliono continuare ad essere considerati come una categoria assistita ma come aziende a cui applicare norme che consentano di operare con dignità ed equità fiscale.
In questo 2015 ci sarà, inoltre, la riduzione sui premi Pac (che dal 2015 al 2020 si abbatteranno di oltre il 40%) e la riduzione del 26% nell’assegnazione del carburante agricolo.
Siamo in ritardo con l’attuazione della riforma della Pac. Dopo il primo decreto ministeriale di novembre si stanno rimettendo in discussione orientamenti e decisioni già assunti a suo tempo, mentre gli agricoltori devono con cognizione predisporre i piani produttivi. E’ necessario non applicare, per questo primo anno di entrata in vigore della riforma, le penalità per non rispetto del greening.
Anche sulla definizione del Piani di Sviluppo Rurale da parte dell’UE – prosegue D’Amico -siamo in forte ritardo. Le imprese agricole non possono attendere oltre misure essenziali per la gestione delle loro aziende.
Nel documento contenente le proposte e le richieste di Agrinsieme Puglia e Copagri Puglia al Governo nazionale e alla Regione Puglia, per far fronte a quella che è diventata una vera e propria emergenza, poi consegnato al Prefetto di Bari, sono inseriti anche due punti che riguardano prettamente l’agricoltura brindisina: l’emergenza Xilella fastidiosa e il problema degli storni.
Relativamente alla emergenza Xilella – spiega il presidente provinciale della Cia di Brindisi – ribadiamo che occorre individuare strategie e misure di sostegno per il consolidamento finanziario delle aziende agricole e di trasformazione. La situazione di rapida diffusione della Xylella Fastidiosa, riscontrata anche nel Brindisino, richiede risorse straordinarie. Chiediamo con forza l’attivazione del cordone sanitario a confine tra le province di Lecce, Brindisi e Taranto, oltre che della zona cuscinetto, in modo da fare il possibile per evitare la propagazione del batterio alla nostra provincia e al resto della Puglia.
Sulla problematica legata allo storno – conclude D’Amico -, divenuto ormai anche un problema di natura sanitaria e di sicurezza, ribadiamo la necessità di rivedere a livello nazionale e regionale le norme sul risarcimento dei danni da fauna selvatica e di intervenire per modificare la norma comunitaria che classifica erroneamente lo Sturnus vulgaris (quello comune che è presente in Puglia) come specie protetta che non si può cacciare. Nelle more è opportuno che la Regione Puglia conceda necessariamente la deroga alla caccia allo storno”.