Il comitato difesa patrimonio paesaggistico strada provinciale Fasano-Ostuni exSS16, replica all’articolo apparso lunedì 4 febbraio sul Nuovo Quotidiano di Puglia. E’ molto triste, dice Paolo Zizzi, (sociologo) promotore nel 2008 di una raccolta firme per evitare l’espianto degli alberi sulla ex SS16, se l’intervista e le dichiarazioni pubblicate sono vere, constatare ancora una volta come in un Paese così ricco e bello come l’Italia ed in particolare come in un territorio così importante sotto il profilo paesaggistico non si sia capaci di fare esperienza. L’esperienza è quella capacità del’essere umano di apprendere ragionando sugli eventi del passato per programmare intelligentemente il futuro. Qualche anno fa, era stata presa la decisione di abbattere tutti i pini della strada provinciale Fasano-Ostuni ex SS16 approfittando di un processo mediatico che tendeva a scaricare tutte le responsabilità degli incidenti sulla scomoda presenza verde piuttosto che sulla imprudenza degli automobilisti e sulla scarsa manutenzione. Fondammo un comitato e spiegammo alla gente con numerosi articoli e dibattiti, che non esistono “alberi assassini”, “curve assassine” o “strade pericolose” in senso assoluto e che invece è più ragionevole parlare di strade che devono essere percorse prudentemente adottando adeguate cautele. Suggerimmo anche la soluzione del problema che prevedeva l’installazione di guard-rail, meno onerosa per i conti pubblici (cioè nostri) e più efficace, poiché tolti i pini ci sarebbero stati anche i muretti e poi gli ulivi e così via. Raccogliemmo in pochi giorni più di 1100 firme a favore di questa soluzione parzialmente adottata anche grazie alla sensibilità ed all’intervento dell’assessore regionale Angela Barbanente. Il corposo fascicolo con l’analisi e le firme raccolte consegnato in Provincia spiegava anche che, al di là della sensazione derivante dal clamore che si usa per alcune purtroppo tragiche notizie, la strada in questione non aveva mai fatto registrare (anche quando non aveva la protezione dei guard–rail) una percentuale di incidenti sul traffico superiore a quella delle altre strade del territorio (Ostuni-Ceglie, Ostuni Villanova, Ostuni Francavilla ). Non trattammo quindi la questione, come spesso si vuol far credere, solo come una semplice storia di difesa di “un centinaio” di (sono circa trecento) alberi come la definiscono oggi alcuni amministratori, ma ne parlammo con cognizione di causa ragionando razionalmente sui dati, sulla situazione reale, sulla pericolosità, sulle risorse e sul cosa fare. Oltre l’installazione dei guard-rail, suggerimmo infatti anche una sistematica operazione di manutenzione di quell’inestimabile patrimonio paesaggistico cosa che avrebbe evitato con molta probabilità anche l’ultimo incidente che ha fatto risvegliare gli animi distruttori sempre caccia di facili consensi basati sul’emotività di chi è stato colpito da una disgrazia. Inutile sottolineare come, dal momento dell’installazione dei guard-rail ad oggi, non ci siano più stati “alberi assassini” a conferma del fatto che forse non lo erano mai stati neppure prima. E’ difficile pertanto comprendere le ragioni che hanno prodotto le dichiarazioni dell’Assessore Fabiano Amati e del Sindaco di fasano Lello Di Bari di questi giorni sulla questione. Se dovessimo ragionare logicamente su quelle affermazioni dovremmo dire per esempio che molti altri alberi dell’intero territorio sono da abbattere, poiché la “vita umana” deve essere tutelata ad ogni costo, e poi dovremmo eliminare anche i pericolosi scogli… e il mare. Ed è questa forse la ragione che ha prodotto l’eliminazione di numerose meraviglie del nostro territorio. Inutile ricordare quello che è accaduto nel territorio fasanese nel corso degli ultimi dieci anni. Ma, tornando alla questione della Fasano-Ostuni e soffermandoci solo sugli aspetti economico-amministrativi: costerebbe più l’espianto, come suggerito o la sistematica cura? Appare anche interessante un certo modo di ragionare sulla tutela della vita umana: si elimina, per esempio,un albero di ulivo secolare per trasformare un meraviglioso percorso naturalistico in una pista per gare automobilistiche (è accaduto a Fasano, sulle giritoie dello ZooSafari). Si elimina cioè il potenziale rischio per poter rischiare di più. Si tagliano alberi per poter correre. Prudenza e manutenzione sono estranei al vocabolario politico tardo-moderno. Il “taglio” (o l’espianto come termine ingentilito) è la moda. Tasse o spesa pubblica non importa, purché si tagli. Che sia ancestrale desiderio di castrazione o semplificazione operativa indotta da euristiche varie è difficile da scoprire. Per parlare della cultura della legalità quindi, si parla di espianto di alberi piuttosto che di inviti alla prudenza e a maggiori controlli per il rispetto del codice della strada. Questo interessante risvolto culturale meriterebbe un particolare studio, ulteriori spazi di approfondimento e forse qualche dibattito, ma chi non fa esperienza forse non merita tanta pena. Credo sia giunto invece il momento di andare a vedere cosa accade altrove così magari toglieremo il disturbo a coloro che “sono stufi di manifestazioni e proclami” e che addirittura tirano in ballo “l’evoluzione e la cultura della vita e della legalità” per suggerire azioni difficili da sostenere perfino sotto il banale profilo logico.