Vito Bianchi, consigliere comunale del movimento “in Comune”, è fortemente critico nei confronti della mensa scolastica fasanese, il cui servizio è appena ricominciato: “Brodino, prosciutto cotto, prugna: questo è stato il menu del primo giorno di mensa scolastica nelle scuole comunali dell’infanzia. Bevande escluse, giacché ogni scolaretto deve portarsi da bere per conto proprio. E lascio ad altri – incalza Bianchi –, più esperti, le considerazioni sull’opportunità di fornire un simile pasto con temperature oscillanti intorno ai 35 gradi centigradi. Insomma: il costo del servizio è aumentato, ma il cibo somministrato ai nostri figli è quello che è. Un cibo rigorosamente servito in quei piatti di plastica che, al contatto con il calore delle pietanze, non solo risultano tutt’altro che salubri, ma abituano al consumo di materiali non biodegradabili e non riciclabili. Altrove, in paesi più attenti alla salute e all’educazione delle nuove generazioni, nelle mense scolastiche vengono usati soltanto piatti e bicchieri in cartone biodegradabile, oppure stoviglie lavabili e non tossiche”. Il disappunto non finisce qui. “Parlo come genitore – chiarisce il prof. Bianchi – e a nome dei tanti padri e madri che credono nel sano funzionamento delle istituzioni scolastiche, compreso il momento conviviale della mensa, che per i bambini è notoriamente un momento di festa. Per protestare contro l’incomprensibile aumento del costo della refezione, molti genitori hanno deciso di prelevare i propri figli prima del pranzo collettivo. Non è possibile che la locale amministrazione debba recuperare denaro per le casse comunali gravando sui bilanci familiari e, magari, sperperando risorse per iniziative di minore importanza (mi viene subito in mente una singola serata di selezione per miss, costata cinquemilacinquecento euro!). In quanto genitore e in quanto rappresentante del movimento “in Comune”, chiedo non soltanto di modulare il ticket-mensa in base al reddito familiare, ma anche di migliorare gli standard del servizio: un servizio che debba basarsi su una dieta più attenta e su cibi biologici, a chilometro-zero: perché non si può imbandire per i più piccoli ananas delle multinazionali o alimenti che provengono dall’altra parte del pianeta, e che certo non educano al consumo corretto dei prodotti locali. Porteremo comunque la questione-mensa in consiglio comunale, e approfondiremo la vicenda”.