Cinquant’anni di click” è la mostra dedicata alle fotografie di Giuseppe Amati, fotografo professionista fasanese collocatosi in pensione alla fine del 2006 (aveva uno studio fotografico tutto suo in corso Vittorio Emanuele) allestita nel Palazzo dei congressi, a Selva di Fasano, fino al prossimo 26 agosto. L’iniziativa, rientrante nella XXXVII “Mostra dell’artigianato fasanese” in corso a Selva, è stata organizzata dal Comune di Fasano “come omaggio ad un artigiano-artista che ha dedicato la sua vita a documentare e ritrarre il nostro territorio, lasciando delle importanti testimonianze che consentono di verificare come siano cambiati il paesaggio, gli usi e i costumi”, si legge nella presentazione alla mostra firmata da Gianfranco Mazzotta. La retrospettiva fotografica potrà essere visitata tutti i giorni dalle ore 18 alle 24 e, nei festivi, anche dalle 10.30 alle 13. Amati, che ha appreso le basi della tecnica fotografica con il banco ottico, le grandi macchine a soffietto da usare in studio, si è via via specializzato nelle tecniche di camera oscura e del ritocco fotografico, ossia quelle complesse operazione che, con strumenti spesso artigianali e con matite e particolari inchiostri, consentivano di modificare e migliore la qualità delle immagini o estrapolare determinati particolari, operando direttamente sulla pellicola. “Il fotografo ” si legge ancora nella presentazione di Mazzotta – ha partecipato a vari concorsi fotografici non soltanto in Puglia, ma anche a livello nazionale, raccogliendo, tra gli altri, il 1° premio alla competizione nazionale di pittura, scultura e fotografia organizzata a Roma, la cui cerimonia di premiazione si svolse in Campidoglio. Il ricordo di questo momento è particolarmente caro ad Amati che venne premiato dal grande pittore e incisore Remo Brindisi, con una fotografia il cui titolo escogitato dall’artista fasanese Oronzo Liuzzi, gli valse l’appellativo di “poeta” di Fasano””. Armato della sua 6×6 biottica a pozzetto Amati ha sempre prediletto la foto tecnica, i giochi di luce, gli alti contrasti, la sala di posa, la composizione, ma anche i paesaggi, il folclore e le scene di vita quotidiana. La sua è stata una passione infinita per il bianco e nero e la camera oscura. Aquilino Giannaccari lo spinse alla scoperta e alla documentazione di tradizioni e del folclore, organizzandogli una personale di alla Selva presso la Casina Municipale.