La struttura di Vigna Marina è stata inaugurata questa mattina alla presenza del Sindaco Zaccaria, del Presidente del CONI Malagò e del Presidente della Regione Emiliano.
Fasano ha vinto ed il Palazzetto dello Sport è ormai realtà! Una vittoria dei cittadini, degli sportivi, delle società sportive e anche della Politica. “I sogni son desideri chiusi infondo al cuor” recita una famosa canzone delle fiabe e probabilmente non c’è frase migliore che possa descrivere il sentimento che tutti i fasanesi, dal più grande al più piccolo, provano per il tanto sperato e sognato Palazzetto dello Sport di Vigna Marina.
Un sogno che si è concretizzato quest’oggi, venerdì 28 luglio, con la cerimonia inaugurale. Una mattinata emozionante, energica, gioiosa e soprattutto partecipata da tantissimi cittadini e sportivi. Il tradizionale taglio del nastro si è svolto alla presenza del Sindaco di Fasano, Francesco Zaccaria, del Presidente del CONI, Giovanni Malagò e del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.
«Avevo 8 anni quando ho varcato la palestra della scuola Pascoli per la prima lezione di Basket, era il 1979. Quel giorno sentii discutere i genitori dell’inadeguatezza delle strutture sportive di Fasano. – ha affermato visibilmente emozionato il Primo cittadino Francesco Zaccaria – Quando ho iniziato a fare politica sono sempre stato convinto che la nostra generazione avrebbe dedicato tempo e risorse a questa causa. E così e stato. Non servono uomini soli al comando, ma una squadra: quella di tecnici, politici e soprattutto cittadini, che Fasano ha saputo costruire. Quella di oggi è una vittoria di tutta la città e di tutti i cittadini. Oggi la nostra città si lascia alle spalle 50 anni di sogni e promesse mai realizzati. Sono stati anni difficili, il covid ha sospeso i lavori per due anni, la guerra ha raddoppiato i prezzi delle materie prime, ma nulla ci ha fermato: era troppo importante portare la città nel futuro! Oggi è la festa di tutti i fasanesi e di tutti quelli che hanno lavorato nel tempo per lo sport della nostra città. Da veri sportivi ci abbiamo creduto e oggi possiamo dire finalmente tutti insieme “Ce l’abbiamo fatta!”».
La vittoria di Fasano è racchiusa anche nelle parole espresse dal Presidente del CONI Giovanni Malagò che ha sottolineato quanto la storia del Palazzetto dello Sport di Fasano non sia racchiuso in oltre cinquant’anni di promesse mai realizzate ma nella tenacia amministrativa di una città che è riuscita a realizzare l’opera nel giro di qualche anno: «Per me siete stati e siete Campioni del mondo per essere riusciti a costruire quello che era il vostro sogno!» – ha affermato lo stesso Malagò.
Ma la storia del Palazzetto dello Sport di Fasano è anche, e irrimediabilmente, la storia di tanti cittadini e di altrettante generazioni che hanno sognato a lungo (anche troppo ndr) un luogo capace di accogliere più discipline sportive e realtà culturali. La vittoria di oggi è anche la sconfitta di ieri e per questo assume un sapore ancora più bello.
Era il lontano Marzo 1973 quando per la priva volta la città sentiva parlare di Palazzetto, e ad attestarlo era la redazione de La voce di Fasano che scriveva «Si sarebbe deciso di destinare una grossa somma risultante da avanzi di bilancio per la costruzione di un palazzetto – palestra, ove poter svolgere varie attività. Il Palazzetto dovrebbe sorgere in prossimità del centro abitato, circondato da molto verde attrezzato». La gioia dei fasanesi fu davvero grande: potevano finalmente veder realizzata una struttura di cui si avvertiva il bisogno ormai da anni. Solo ben 13 anni dopo, nell’aprile del 1986, la testata giornalistica di Osservatorio testimoniava l’inizio dei lavori della “Cittadella dello Sport”, ma di lì a poco, verso la fine dello stesso anno, l’entusiasmo dovette lasciar spazio all’incredulità di non veder muovere foglia nell’ormai avviato cantiere, che vedeva innalzata solo la struttura che avrebbe ospitato il custode. Poco o nulla si mosse nei due anni successivi, se non scambi di missive tra il Comune di Fasano, il direttore dei lavori, l’ing, Giovanni Valentini, e l’impresa esecutrice dei lavori, Francesco Legrottaglie. I lavori furono ripresi, ma l’unica cosa ad essere completata fu la recinzione della cittadella. La ditta rivendicava all’ente comunale il pagamento di lavori eseguiti nella struttura e che non erano inseriti nel progetto, ma fu facile dedurre chi avesse dato l’ordine di esecuzione di tali lavori.
Sull’ultimo mensile di Osservatorio in edicola del 1988, il direttore responsabile Zino Mastro, realizzò un’interessante intervista all’allora assessore regionale al bilancio Giuseppe Martellotta, e dopo aver parlato in lungo in largo di Fasano, nell’augurare un buon 1989, esclamò: «Mi auguro che abbiano finalmente inizio i lavori della Cittadella dello Sport che è un po’ una mia fissazione. Per la realizzazione di quest’opera mi sono impegnato allo spasimo ed ho dato un gran contributo in termini di dotazione finanziaria. Nell’89 potremo realizzare qualcosa di serio. Il mio sogno è vedere in quella realtà famiglie intere, che vestite con abbigliamento sportivo, vadano nei giorni di festa a girare per i vialetti e per le aiuole, magari facendo un po’ di footing».
Il 1989 iniziò con tanti buoni auspici: la ditta esecutrice dei lavori si sarebbe ben presto rimessa all’opera e fu appaltata la realizzazione dell’adiacente Piscina comunale e di una pista ciclabile che avrebbe portato alle strutture sportive, opere di cui però si sapeva non si sarebbe vista facilmente la fine a causa dello stanziamento economico molto esiguo. Nel ’91 il nuovo assessore ai Lavori Pubblici del comune di Fasano, Pasquale Carrieri, adottò la strategia di pugno duro nei confronti del progettista Valentini, e fu proprio in quegli anni che i lavori ripresero alla grande con la creazione della struttura del Palazzetto, degli spogliatoi adiacenti, della Piscina e dei campetti: la Cittadella dello Sport iniziava a prendere forma nella realtà e non solo sui progetti. Solo l’anno dopo, però ci si rendeva conto che i fondi per la realizzazione non sarebbero bastati e che non ne sarebbero sicuramente arrivati altri né dallo Stato tantomeno dalla Regione, che per questi progetti avevano già dato molto.
Da allora il Palazzetto dello Sport di Fasano è diventato quel vuoto scheletro grigio e triste all’esterno, ma ricco di murales colorati e vivi all’interno. Un ossimoro che testimoniava da un lato il grande fallimento della politica e, dall’altro, la gioia e la vivacità che quel luogo avrebbe dovuto racchiudere.
Oggi il sogno del palazzetto dello Sport non è più solo un sogno ma una bellissima realtà dove tante generazioni potranno crescere all’insegna dell’educazione sportiva.