Il video racconto a cura di Alberto Piccinni è la storia di un gruppo di giovani del Capo di Leuca che da 6 anni ha innescato un processo di cooperazione partecipata con i campi profughi Saharawi nel deserto del Sahara. 

 È stato presentato mercoledì 20 luglio durante la serata di apertura della Festa di Cinema del Reale di Specchia il video racconto “Desert Session. Connessioni tra il Salento e il Sahara”, a cura di Alberto Piccinni. Intorno alla ritualità quotidiana di una caffettiera e una teiera si sviluppa il racconto di cooperazione partecipata di un gruppo di giovani volontari impegnati da sei anni in un progetto di accoglienza di giovani profughi Saharawi nel Capo di Leuca. Si tratta di bambini disabili o affetti da malattie che vengono in Italia per seguire percorsi di cure specializzati grazie all’impegno di Tregiriditè onlus. Il popolo Saharawi, infatti, vive confinato nel deserto dell’hammada a seguito dell’occupazione marocchina dei suoi territori dove l’accesso ai servizi socio-sanitari è praticamente inesistente. In questo caso cooperare non significa banalmente aiutare i poveri, ma inaugurare un mutuo percorso fatto di viaggi, visite, accoglienze, abbracci, musica, in cui i territori e le comunità si connettono uscendo dalla logica della beneficenza e dell’aiuto umanitario sostituendola con quella del “fare insieme” come antidoto al pregiudizio e al razzismo.

Il progetto di accoglienza nasce dall’incontro con Rossana Berini, cooperante di Rio de Oro onlus, una delle protagoniste del video racconto con uno stralcio dell’intervista “Rusana”. Rossana, infatti, ha deciso di vivere nel deserto dedicando interamente la sua vita all’assistenza dei bambini. Nel breve video proiettato alla Festa del Cinema del Reale, c’è spazio anche per la parte più interculturale del progetto con alcuni estratti di “Able displaced“, per farsi travolgere dall’energia di questo popolo e dei suoi bambini nei campi profughi Saharawi, e di “Desert Session” un percorso parallelo all’accoglienza che guarda alla musica e all’espressione creativa come a un’altra forma di cura, di liberazione e di ricerca di indipendenza. Quest’ultimo racconto è parte dell’esperienza dell’omonima residenza musicale in cui musicisti europei e Saharawi si confrontano sul ruolo della musica nei campi profughi realizzato dall’associazione Zig – Listen to diversity.

Il ballo di una caffettiera e una teiera, simboli un rituale di convivialità che si pone alla base delle relazioni umane e del rapporto tra l’uomo e il tempo, una pratica di evasione in cui ci si scambiano informazioni e notizie con i parenti e i vicini di casa, un momento amaro e dolce che ci aiuta a condividere e affrontare le difficoltà che la vita ci riserva.

Il video può essere visibile su youtube al seguente indirizzo: www.youtube.com/watch?v=6XljoReFAH4

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