Oggi Vi proponiamo l’immagine di Papa Francesco vista dal nostro concittadino Fr. MichaelDavide, osb che di buon mattino ci ha fatto pervenire da Koinonia de la Visitation (AO) la sua meditazione sul nuovo Papa. Papa Francesco Come un gabbiano L’immagine di un gabbiano appollaiato sul comignolo della cappella Sistina ha fatto il giro del mondo. Non è stato un semplice passaggio, ma un sostare sereno, tranquillo, naturale. Se avessimo potuto scegliere, avremmo certamente posto sul camino una bella colomba bianca simbolo di purezza, di ispirazione, in realtà, di tradizione. Invece, e ora lo sappiamo per certo, un gabbiano aspettava con la folla in piazza san Pietro e con quanti attendevano in tutto il mondo con gli occhi sui televisori, che i Padri Cardinali portassero a termine il compito di dare alla Chiesa di Roma il suo Vescovo. E mentre lui era appollaiato a fare le sue cose in cima al comignolo, i Cardinali hanno eletto papa Francesco. Come lui stesso ha detto, i Cardinali sono andati a scegliere il Vescovo di Roma alla . Forse non ha osato dire, per rispetto ai suoi confratelli cardinali che lo hanno scelto, di averlo preso dal in cui tanti hanno cercato di ritrovare non solo fortuna, ma anche speranza. Il nuovo Vescovo di Roma viene dall’estremo Occidente che, in realtà, per gli antichi e per gli stessi Conquistatori, coincideva con l’Estremo Oriente preso alle spalle. Sulla via delle Indie Orientali, scoprimmo le Indie Occidentali e questa fu la scoperta di un di cui i Papi dell’inizio della modernità si sentivano padroni tanto da pensare di poterlo spartire tra i potenti della terra a loro piacimento. In quel nuovo mondo che accese tante speranze e in cui fu piantata la croce di Cristo come un trofeo, abbiamo vissuto le cose più belle – come l’avventura e la speranza – come pure quelle più tristi quali la violenza e il disconoscimento della differenza. Da quel mondo come un gabbiano, che ha percorso molte miglia, ci è giunto il nuovo Vescovo di Roma che si è sentito accolto – lo ha detto lui stesso – dalla Chiesa di Roma che presiede all’unità e alla carità di tutte le Chiese. Di certo sin dal primo momento ha parlato una che si è espressa con le parole e, soprattutto, con i gesti. Il nome scelto – Francesco – certo ci fa sognare una Chiesa capace di accogliere la sfida sempre nuova di ritornare al Vangelo. La semplicità del tratto e l’essenzialità dei paramenti ci fa sperare in un recupero della centralità della trascendenza. La scelta accurata dei termini ci fa desiderare – dopo cinquant’anni – una ricezione senza tentennamenti di quanto la colomba dello Spirito Santo ha sussurrato alla Chiesa durante il Concilio Vaticano II. Il suo umile inchinarsi davanti al Popolo di Dio – chiamato proprio con questo nome e riconosciuto come luogo teologico di benedizione – ci fa sentire finalmente “in ordine” con quella parola esigente dell’unico Signore e Maestro: . Ma non dimentichiamo che Francesco, vescovo di Roma, è stato preceduto da un gabbiano indicatore. Si è già scatenata la furia di quanti cercano le ombre! La Chiesa non ha bisogno di un pastore senza macchia. Il successore di Pietro non può e forse non deve essere impeccabile proprio come l’apostolo cui Cristo affidò il compito di dopo aver sperimentato, in prima persona, la misericordia e le lacrime di pentimento. Siamo felici che papa Francesco sia uno come noi e che abbia faticato come tutti noi nella sua vita a cercare e a trovare le vie di ciò che è meglio, talora dovendosi arrendere a ciò che è possibile. I gabbiani non sono colombe! L’immagine del gabbiano è in genere portatrice di sensazioni inebrianti legate al senso di libertà e di spazio, al sentirsi immersi nella luce e partecipare intimamente e profondamente della vita. Come dimenticare Jonathan Livingstone?! Presente in alcuni miti e racconti indiani come colui che possiede la luce, il gabbiano è un animale che vola sul mare e sulla terraferma, in solitudine o in grandi stormi, che ci ciba di pesce fresco appena catturato o di resti rinvenuti nelle discariche di immondizie, che resta indipendente e libero pur vivendo a stretto contatto con l’uomo e non mostrando timore nei suoi confronti. Il gabbiano è un grande esempio di adattabilità, di utilizzo delle proprie risorse per sopravvivere, di capacità di vivere la bellezza e la leggerezza dell’esistenza senza dimenticare il senso pratico, la concretezza che lo fa ritornare a terra a becchettare qua e là come un animale da cortile. Ma nelle sue scorribande aeree esprime tutto il piacere della libertà, nei suoi gridi rauchi e sgraziati la gioia della vita e del movimento. Accogliamo il Vescovo Francesco come un fratello nella vita e nella fede cui diamo tutte le nostre benedizioni perché ci aiuti a fare il possibile per trovare la strada di ciò che è buono, vero, bello. Non vogliamo sovraccaricare il nostro fratello Francesco di inutili attese: egli è uno come noi che il Signore ha scelto perché si faccia padre per noi. Se conosciamo il nostro cuore sappiamo quanto la luce e l’ombra vi convivano necessariamente… ma lasciamo spazio alla luce della speranza tenendo insieme e non su Francesco, ma con Francesco. La Chiesa è Corpo di Cristo e noi siamo tutti le sue membra talora radiose e talora doloranti… l’essenziale è amare e perdonare. Ce lo ricorda la Liturgia della Parola di questo primo giorno del nuovo ministero di papa Francesco quando ci parla di Mosè cui il Signore dà questo comando: (Es 32, 7). E Mosè osò davanti a Dio più di ogni altro: (Es 32, 14). Fr. MichaelDavide, osb Koinonia de la Visitation – 14 Marzo 2013

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